Tanto per cominciare...

domenica 13 agosto 2023

We need to talk about Akimi Yoshida




Oggi è il compleanno di Akimi Yoshida [1], mangaka che amo moltissimo e creatrice del personaggio il cui nome indosso. Questo non sarà un post divulgativo sulla sua lunga e fortunata carriera, ma piuttosto sul mio rapporto - come lettore - con le sue opere, e come per certi versi, abbia fatto da pietra miliare per la mia percezione dello shoujo manga. 

Il first contact è avvenuto parecchi anni fa, nella fumetteria della mia città. Ai tempi, si trovava in un locale molto grande, con un eccedenza ridicola di stanze, e in una di essa c'era uno scaffale polveroso con dei volumetti originali giapponesi : quello con la copertina tutta gialla mi colpi immediatamente, ma che disegni bruttarelli! Eppure in qualche modo mi attiravano, anche se non sapevo dire bene perché. Avevo già sentito parlare di Banana Fish? Probabilmente sì, perché il titolo non mi era completamente nuovo. Ma dove? Adesso non ricordo, ma forse sullo shoujo manga outline, o in qualche rivista dei tempi (Kappa Magazine? Lodoss?). Ma fu solo anni dopo, all'annuncio della pubblicazione italiana che cominciai ad interessarmi veramente a questo titolo, scoprendo che era disegnato da una donna e che aveva un target shoujo. Ai tempi, la mia ignoranza sui vari target e le riviste giapponesi era abissale, ma qualche shoujo era già stato pubblicato (come Marmelade Boy e il mio amato Cortili del Cuore) e pur vergognandomi un po', li apprezzavo e mi incuriosivano - perché ero giovane e pieno di pregiudizi, ma non del tutto stupido-.

Certo, la trama presentata dalla casa editrice, che sbandierava l' omosessualità di Ash, era decisamente becera e fuorviante (e immagino repellente per i potenziali lettori maschi, che già si vergognavano a leggere gli shoujo manga), ma di certo non mi ha fermato dal leggerlo... E che viaggio è stato!

Non starò a ripetere per la millesima volta quanto mi sia piaciuto, ma posso tranquillamente dire che, riletto vent'anni dopo, l'amore è rimasto quasi  immutato.

Dico "quasi" perché in vent'anni i gusti cambiano, e adesso l'assenza di personaggi femminili importanti sia in Banana Fish che in Yasha mi destabilizza un po'. Come mi destabilizza il ritmo sincopato della narrazione, dove non c'è davvero mai un momento di pace. Ma ai tempi, l'idea di avere uno shoujo così action e crudo (e così lontano dai turbamenti sentimentali ad ambientazione scolastica che rappresentavano il mio unico metro di paragone) mi sconvolse completamente. Anche il finale mi ha sconvolto, ma questa è un altra storia (per la cronaca : no, quel finale non riuscirò mai a metabolizzarlo).

Grazie alle scan dello Shoujo Manga Outline (sito e forum del cuore, dove però ho dato il peggio di me) ho potuto leggere anche Kissho Tennyo, opera antecedente a Banana Fish : la storia di una ragazza bellissima e tormentata, che sembra ammantata da poteri quasi demoniaci. Un thriller ammaliante e controverso, che mi ha davvero lasciato una profonda impressione (anche graficamente, perché è disegnato benissimo) e che spero venga edito in italiano, prima o poi.

Yasha (anche questo letto in scan, molto prima del miracoloso annuncio della pubblicazione by Panini) è un'opera per certi versi speculare a  Banana Fish, sia come cast quasi tutto maschile che come ritmo, ma allo stesso tempo molto più ambiziosa e ancorata alla fantascienza di fine anni 90 (e al feticismo per i gemelli, che andava molto in quel periodo). Ma ne ho parlato nel post precedente, quindi non mi dilungherò.

Con i due volumi del complesso intreccio amoroso di Lover's Kiss Akimi Yoshida arriva finalmente  a Kamakura, che diventa un po' il palcoscenico delle sue opere della maturità, e in particolare dello splendido Our Little Sister (Umimachi Diary).

Finalmente, l'autrice  abbandona i "superuomini" braccati da oscuri personaggi e torna a parlare di sentimenti e della vita di tutti i giorni. In lei nasce come una nuova consapevolezza : che la vita è breve e spesso funestata da malattie e ingiustizie che la rendono incredibilmente difficile. E che l'unico conforto è il rispetto e l'amore verso le persone che ci circondano, che siano familiari o meno. La storia del grazioso gineceo formato dalle sorelle Koda e dalla piccola sorella acquisita Suzu non fa sconti sugli aspetti più duri della vita di tutti i giorni :si parla spesso di malattia, di morte, di situazioni familiari tutt'altro che rassicuranti e di scelte difficili . Ma allo stesso tempo rassicura il lettore mostrando che l'affetto e le piccole gioie quotidiane sono un balsamo che cura praticamente tutto. 

Sono convinto che quest'opera, che forse è la sua più bella, ha venduto pochissimo , e di conseguenza, dubito che leggeremo il seguito Utagawa Hyakkei (che non è proprio un seguito ma è comunque legato a Umimachi dalla parentela di alcuni personaggi). 

Sono ancora molte le opere di questa autrice che devo ancora leggere : California Story, Eve no nemuri ed altri volumi unici degli esordi. Conto di farlo al più presto, e chissà, magari ne parlerò qui sul blog. Intanto, Buon Compleanno Akimi Yoshida! Sei e rimarrai sempre una mangaka unica, nonché la prima ad avermi fatto capire che il concetto di "target", spesso lascia il tempo che trova e genera più pregiudizi che altro. 


NOTE:

[1] Ho scritto questo post il 12 Agosto, giorno del suo compleanno, ma l'ho pubblicato il giorno dopo. 





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