Tanto per cominciare...

domenica 30 settembre 2018

Blue di Kiriko Nananan



Ci sono due ragazze, vicine di banco, in un prestigioso liceo femminile. Non si sono mai parlate -come spesso accade in Giappone-, ma una delle due, Kirishima, è affascinata dall'altra (Endo) : la ritrae sul suo diario, e si domanda per quale motivo quella ragazza sia stata sospesa in seconda. Un coraggioso invito a mangiare insieme durante l'intervallo rompe il ghiaccio fra le due, e con incredibile naturalezza, fra una passeggiata in riva al mare e una chiacchierata sul tetto della scuola,  si forma un legame profondo. Ma è l'ultimo anno di liceo, ed è il periodo delle grandi scelte per il futuro: Kirishima vorrebbe studiare arte a Tokyo, mentre Endo, sembra ancora indecisa sul suo futuro, e piena di rimorsi per quell'evento doloroso del passato che è culminato con la sua sospensione. Un passato che Endo fa fatica a rivelare a Kirishima, e che andrà a minare le fondamenta di un rapporto già sbilanciato , fra gelosie , bugie e sentimenti che cominciano ad esulare dalla semplice amicizia. La fine è nota (è intuibile quasi da subito) , eppure si arriva del tutto impreparati a quell'ultima pagina, che lascia con un groppo in gola anche i più insensibili. 

Lo stile della Nananan è unico, e inconfondibile: il tratto pulito, il suo feticismo per le mani (intrecciate, intente a scrivere , vicine allo sfiorarsi) , i volti incredibilmente espressivi delle sue protagoniste e i fondali definiti con poche linee ma sempre parte integrante della narrazione rendono le tavole dei veri e propri capolavori di composizione. 

Lo ammetto, fra i tanti bei titoli presentati sulla collana Showcase di Dynit, questo è uno dei miei preferiti: sarà che mi ha ricordato moltissimo il periodo delle superiori, dove le amicizie (o gli amori a senso unico travestiti da amicizie) scatenavano gelosie profondissime. Forse, riflettendoci a mente fredda, non è un volume che consiglierei a tutti , ma allo stesso tempo posso capire perfettamente le persone che lo considerano una vera e propria "pietra miliare" dei manga. Io, in questo momento, sono ancora inebriato dalla lettura, quindi VE LO CONSIGLIO TANTISSIMO!

Un ultimo commento sull'edizione Dynit: come spesso ho detto altrove, il grande formato non dona a tutti gli autori pubblicati su questa bella collana, ma è perfetto per le tavole della Nananan. Peccato solamente per la trasparenza delle pagine, che con lo stile minimal dell'autrice (basato quasi interamente su bianchi e neri puri, senza sfumature) si note ancora di più. 


domenica 19 agosto 2018

I manga che non leggeremo mai in italia 31 - Houseki no Kuni ( Land of the Lustrous ) *Annunciato da J-Pop!*



Titolo: Houseki no Kuni (宝石の国) anche se è più conosciuto con il titolo internazionale "Land of the Lustrous".

Informazioni varie: E' un seinen pubblicato sulla rivista Afternoon (Kodansha) ed al momento in cui scrivo  è in corso, e conta otto volumi . E' edito in lingua inglese dalla casa editrice  Kodansha Comics, che è arrivata al sesto volume (il settimo uscirà a Novembre). 
Nel 2017 è stata prodotta una serie anime dallo studio Orange, che con i suoi 12 episodi copre i primi cinque volumi . 

Autrice: E' Haruko Ichikawa (classe 1980), che si è imposta sul mercato e sulla critica grazie ai suoi racconti brevi pubblicati su Afternoon,  raccolti poi nei due volumi  Mushi to Uta (Insects and Songs) 25-Ji no Vacances (25-Hour Vacation)

Trama: Oh beh, riassumere la trama di quest'opera può essere semplice e complesso allo stesso tempo. Diciamo che cercherò di spoilerare il meno possibile, cercando comunque di incuriosirvi un minimo.

Houseki no Kuni è ambientato in  un mondo quasi completamnte disabitato: che sia la terra del futuro? O del passato? Non ci è dato saperlo, ma gli unici abitanti che si muovono indisturbati in mezzo a tanta desolazione sono le "gemme". Queste creature, asessuate ed immortali, vivono insieme in una sorta di scuola gestita dal misterioso sensei Kongo: vestito come un monaco buddista, il sensei è colui che si prende cura delle gemme, alla stregua di un amorevole padre. All'interno della scuola, ogni gemma ha il suo compito ben preciso , ma lo scopo principale che scandisce le loro vite immortali è quello di difendersi dai Lunariani (gli abitanti della luna) [1], che da millenni cacciano le gemme per farne degli ornamenti. Sono molte le gemme cadute in mano a questi ultimi, e all'inizio della storia ne sono rimaste solamente 28. Fosfofillite è la più giovane [2] e viziata , e ancora non ha trovato il suo "ruolo" all'interno della scuola: la sua massima ambizione sarebbe quella di combattere, ma la sua estrema fragilità (3.5 nella scala di Mohs [3] ) la rendono del tutto inadatta allo scopo. Considerata fastidiosa e inutile dalle sue sorelle, il sensei le darà il compito di redigere un enciclopedia naturalistica, lavoro che la porterà ad incontrare la solitaria Cinabro, che vive da sola in riva al mare. Quest'ultima vive isolata da tutti per via della sua natura tossica: questa gemma, infatti, rilascia mercurio durante i combattimenti, andando ad inquinare l'ambiente e risultanto pericolosa persino per le altre gemme. E' per questo che ha scelto di "vivere nella notte", facendo cioè le ronde notturne (pur sapendo che è un lavoro inutile, visto che i Lunariani non hanno mai attaccato di notte). Durante una delle sue esplorazioni "naturalistiche" , Fos viene attaccata dai Lunariani  e verrà salvata proprio da Cinabro, che in preda alla disperazione le rivela di desiderare di essere presa dagli abitanti della Luna, che forse farebbero un uso migliore del suo corpo. Fos rimane molto colpita e addolorata da queste parole, e così promette a Cinabro che riuscirà a trovarle un lavoro più utile e divertente, in modo da non farle desiderare più di finire sulla Luna. 

In effetti, vomitare mercurio non è una cosa simpaticissima.


Questo è più o meno l'incipit , ma nei cinque volumi che ho letto la trama si sviluppa su molti fronti: verrà esplorata l'origine delle gemme e dei Lunariani, e i numerosi personaggi avranno tutti (o quasi) il loro momento di gloria, anche se lo scopo finale sembra rimanere questo: riuscirà l'inetta Fos a cambiare, ed a salvare Cinabro dal suo triste destino?

Commento di Yue: Houseki no Kuni è un'opera che, almeno all'inizio, si regge tutta sui suoi personaggi. Durante la lettura sono tantissime le domande che si fa il lettore, ma le risposte arrivano molto avanti nella storia: quel che ha priorità per la Ichikawa , è infatti il mostrare i delicati rapporti che intercorrono fra le varie gemme. Quelle combattenti, ad esempio, lavorano sempre in coppia e il dipendere dal proprio partner, nel bene e nel male, suscita sentimenti  molto contrastanti. Una delle parti più interessanti, a tale riguardo, è quella dedicata alla coppia formata da Dia(mante) e da Bort: entrambe diamanti dalla durezza 10, sono in realtà molto diverse caratterialmente, e come approccio alla battaglia. E tale diversità si ripercuote nel loro rapporto, squilibrandolo sì , ma allo stesso tempo rendendolo molto intenso. Perchè forse non l'ho detto ma i Lunariani sono sempre più forti, ed anche perdere un braccio o una gamba è grave (infatti, una gemma che perde definitivamente dei pezzi del suo corpo perde anche i ricordi contenuti in essi) [4]. 

Una delle parti che più mi ha colpito è quella in cui Euclase e Rutilo riflettono sul fatto che l'immortalità le stia rendendo, con il passare degli anni, sempre più insensibili e avventate . Sono molte le riflessioni di questo genere in quest'opera, e vi assicuro che sono tutt'altro che scontate. 

E' dopo aver descritto come vivono queste misteriose creature che la Ichikawa comincia a rivelare qualcosa del mondo in cui si svolge la storia, ed il personaggio chiave di queste scoperte è proprio Fos , che nel corso di cinque volumi cambia tantissimo (sia fisicamente che caratterialmente), spesso in seguito a dolorose perdite (come quella di Antarcticite, nel bellissimo terzo volume).Ogni volume ha un suo punto di climax, ed arrivati al quinto la sete di conoscenza di Fos la porterà perfino a dubitare di Kongo-Sensei, che sembra tenere nascosti alcuni rapporti con i lunariani...

Graficamente parlando, la Ichikawa ha uno stile davvero unico: le tavole hanno una composizione molto elegante, e a dispetto dello stile minimale ci sono pagine di grande impatto, con trovate grafiche geniali (vedi ad esempio la visione frammentata che ha Fos quando viene fatta a pezzi) . Le scene di combattimento sono talvolta un po' confuse, ma il senso generale è sempre ben chiaro e pulito, quindi non lo considero un difetto. All'inizio di ogni volume c'è una specie di illustrazione di gruppo dove sono descritti tutti i personaggi...e sapete cosa mi ha ricordato? Questo:

Ebbene sì, lo stile della Ichikawa mi ricorda TANTISSIMO quello di Mamoru Nagano: le sue figure magre e filiformi, e il modo in cui disegna i volti. Come dite? Sono un po' fissato con Nagano? E' vero. 


Anime: Sono sempre un po' scettico nei confronti degli anime tratti dalle mie serie manga preferite, ma in questo caso devo dire che lo studio Orange ha fatto un buon lavoro. La fedeltà al manga è assoluta: non ho notato nessun cambiamento nella storia, se non un lieve ampliamento delle scene d'azione, che - va detto- nel manga sono talvolta un po' confuse. Certo, uno dei punti forti della Ichikawa è la composizione delle tavole , sempre molto evocative ed eleganti, e nell'anime le stesse scene non sempre sono rese con lo stesso effetto del manga . Ma ripeto, sono sottigliezze, e nel complesso mi sento di promuoverlo a pieni voti. 

La Ichikawa ha davvero uno stile unico.



Curiosità: In questa intervista ad Haruko Ichikawa (che presenta qualche spoiler) , l'autrice spiega l'immaginario buddista (e la sua correlazione con le pietre preziose) che ha ispirato il manga, e soprattutto come l'idea di un "paradiso delle gemme" sia nata leggendo gli scritti del monaco giapponese Shinran. Infatti, come potete leggere in questa pagina nel Buddismo, i Sette tesori sono un insieme di sette valori spirituali dell'individuo e, contemporaneamente, un elenco di sette gioielli che li rappresentano.

NOTE:

[1] I Lunariani hanno l'aspetto tipico delle creature celesti dell'immaginario buddista , quelle che si vedono, ad esempio, alla fine del film d'animazione Kaguya-hime no monogatari, quando Kaguya torna sulla luna

[2] Come ho già detto, le gemme sono asessuate. Nell'anime i traduttori hanno optato per il genere maschile, io invece opterò per il femminile. 

[3] La scala di Mohs viene utilizzata per la valutazione della durezza dei minerali: il talco, ad esempio, è valutato 1 mentre il diamante 10. 

[4] Le gemme, in questo manga, vengono spessissimo fatte a pezzi durante i combattimenti. Ma se questi pezzi vengono recuperati e ricomposti, esse tornano come prima. Se invece dei pezzi sono persi per sempre (o vengono presi dai lunariani), la gemma perde le memorie e in casi gravi può anche rimanere dormiente. 

lunedì 21 maggio 2018

La fidanzata di Minami di Shungiku Uchida.



Un neonato è una creatura così piccola, indifesa, fragile. Che dipende totalmente da qualcuno, anche nelle faccende più basiliari. E per molti versi è così anche Chiyomi, la fidanzata dello studente Minami: una ragazza che, di punto in bianco, si ritrova ad avere le dimensioni di una bambolina.  

Non sappiamo il motivo di questa metamorfosi, e a dirla tutta, non è poi così importante. Ma il punto è: come reagireste voi se la vostra persona amata diventasse minuscola, e all'improvviso fragile e totalmente dipendente da voi? Riuscirebbe l'amore a superare questo squilibrio improvviso? Questo ostacolo insormontabile che ribalta, e modifica qualsiasi ruolo?  

Shungiku Uchida  -vera e propria icona della sua generazione e artista dai numerosi talenti- , ci mostra la quotidianità di questi due giovani innamorati, ma nonostante i disegni buffi e graziosi e le situazioni  talvolta divertenti e maliziose (pensate un po' agli ovvi problemi riguardanti la sfera sessuale dei due protagonisti), la lettura di Minami-kun no Koibito risulta sottilmente destabilizzante, proprio per l'estremo realismo con cui sono descritti sia Chiyomi, che Minami: il modificarsi dei loro sentimenti in virtù di questa convivenza "forzata", i dubbi, le paure,i sensi di colpa, i momenti di rabbia e debolezza.  

E' impossibile non divorare questo volume, e quando si arriva al climax , che è rappresentato -con pagine tenerissime- da una piccola gita in una stazione termale, si prova una sorta di tremula gioia per i due protagonisti, che nonostante la situazione assurda e snervante che stanno vivendo CI PROVANO ad andare avanti insieme.  Ma fin dalla prima pagina , nonostante il tono all'apparenza scanzonato e leggero della narrazione, c'è una sorta di inquietudine e ansia sotterranea, che nel finale affiora e va a chiudere la storia in un modo che, beh... Lo scoprirete leggendolo. 

L'accurato e interessante approfondimento di Paolo La Marca sull'autrice (che si trova a fine volume) , carica la storia di ulteriori significati : Minami-kun no Koibito è forse un racconto allegorico scritto per esorcizzare il dolore di un aborto subito in gioventù dalla Uchida? O forse è un'opera-testamento sul suo rifiuto di avere figli? Probabilmente non avremo mai una risposta sicura, ma questo volume resta comunque imperdibile.  Non conoscevo la Uchida "mangaka", ma dopo aver letto questa sua opera, mi rendo conto che è più che degna di stare al fianco di autrici (che un tempo, sullo smo forum, chiamavamo "d'avanguardia") come Kyoko Okazaki ed Erika Sakurazawa.   Io l'ho comprato in anteprima al NipPop, ma nelle fumetterie uscirà il 24 Maggio.

Consigliatissimo!


P.S: Con questo post, il blog non tornerà attivo.Ma questo volume mi è piaciuto talmente tanto, che dovevo pur parlarne da qualche parte. 

domenica 18 marzo 2018

Say Adieu to Say Adieu to Yue.


Mi guardo intorno e vedo una stanza con delle pareti azzurre. Appese alle pareti ci sono tanti quadretti: quello con la stampa de Il Porto Proibito , quello con la foto del fratello che non c'è più,  quello dove ci sono io che indosso una tutina di Topolino (avrò forse sei mesi). Poi c'è il vecchio orologio in ottone ereditato dalla nonna, che torreggia sopra una vecchissima libreria di vimini (che avrà vent'anni, ma pur essendo stipata non ha un solo ripiano incurvato dal peso dei fumetti). Poi arriva l'armadio, vecchio e pieno di adesivi , che ingloba una scrivania sempre in disordine, e finalmente, si apre una finestra che si affaccia  sull' aperta campagna. E poi, di nuovo quadretti: un disegno di Banana Fish, una stampa di Black Jack, ed un piccolo collage di illustrazioni di Sunny. L'ultima parete è quella delle mensole, con scatoline e vecchi pupazzi, e sotto di esse c'è il calendario 2018 di Edward Hopper: nel mese di Aprile c'è il dipinto Cape Cod Evening, e mi ha sempre messo tristezza quella donna giunonica a braccia conserte, che sembra provare astio sia verso il marito che verso il cane. Sotto il calendario c'è un vecchio mobiletto con sopra un portatile (che però non è mai stato "portato" da nessuna parte), e a lato un enorme letto, troppo grande per la stanza, che in effetti è proprio piccola. 

In questa stanza , il 3 Marzo di dieci anni fa, nasceva Say Adieu to Yue: ha faticato parecchio prima di trovare una sua identità (vi ricordate i primi, assurdi post?), ma con gli anni è diventato -almeno per me-  un luogo confortevole, dove poter parlare delle mie più grandi passioni. Oggi, 8 Aprile 2018, Say Adieu to Yue se ne va serenamente in pensione. Negli ultimi tempi, i post sono diventati sempre più rari e meno ispirati , quindi la chiusura del blog è una conseguenza naturale, e va accettata. 
Ringrazio tutte le persone che lo hanno seguito ed amato (anche solo per un periodo) , e chiedo scusa a tutti quelli che rimarranno delusi da questa notizia.  

Ma voglio lasciarvi con una notizia bella: un altro manga di cui ho parlato sulla rubrica I manga che non leggeremo mai in Italia è stato annunciato da una casa editrice italiana: mi riferisco allo splendido Utsubora, di Asumiko Nakamura!  Di sicuro, in questo 2018 i manga belli da leggere non mancheranno. 



domenica 4 febbraio 2018

Intermission 40 - Anno nuovo, vecchie abitudini.

Siamo a inizio Febbraio, e la mia riserva di "joie de vivre" per il 2018 si è già completamente prosciugata . Ma se sul fronte "real life" non ci sono stati grandi miglioramenti rispetto alla fine del 2017, almeno sul fronte letture e visioni la situazione è decisamente migliorata. 
Quindi ehi, ciao 2018! Che ne dici di un ennesimo intermission sconclusionato, giusto per non perdere le cattive abitudini?

Prima di cominciare ci tengo a dire una cosa: ringrazio tutte le persone che anche quest'anno hanno partecipato al premio My Cup of Tea. Si tratta di uno stupido giochino, me ne rendo conto, ma ci tengo tantissimo. E ringrazio anche le persone che mi hanno gentilmente detto di non poter partecipare, e quelle che ho taggato su facebook e mi hanno completamente ignorato (li ringrazio perché mi hanno fatto capire che, evidentemente,  i loro blog sono troppo importanti per partecipare). Speriamo in un 2018 altrettanto ricco di sorprese e tazzine!

Uh-oh.


Vi ricordate il mio blocco del lettore, di cui mi lagno da praticamente un anno? Ecco, finalmente sono riuscito a leggere un libro dall'inizio alla fine, e voglio parlarvene.

Si tratta di The Long Way - Il lungo viaggio di Becky Chambers, uscito qualche settimana fa per Fanucci Editore. E' un romanzo di genere sci-fi, che ha per protagonista l'equipaggio della Wayfarer,  navicella costruita per creare tunnel spaziali che consentono il passaggio immediato da un capo all'altro della galassia. Già vedo l'espressione scocciata delle persone che non amano il genere fantascientifico, ma credetemi, questo romanzo è molto insolito perché si tratta praticamente di uno slice of life ambientato nello spazio, dove la storia è quasi completamente focalizzata sui rapporti fra i vari membri dell'equipaggio. Un equipaggio composto da numerose specie, culturalmente e fisicamente molto diverse fra loro, ma che nonostante tutto riescono a convivere ed a volersi bene. 
Nonostante la presenza di una trama principale di fondo (la costruzione di un tunnel che collega lo spazio centrale ad un pianeta abitato da una specie decisamente bellicosa) , i vari capitoli hanno quasi il sapore delle storie brevi: ogni personaggio ha infatti il suo momento di gloria, e ci sono delle splendide riflessioni su  politica,  guerra, sul concetto di famiglia e di genere. 
Lo stile della Chambers è spigliato e divertente, e confermo quello che molte recensioni hanno fatto notare : è uno di quei romanzi che ti lascia, a fine lettura, completamente appagato, e con un sorriso sulle labbra. Consigliatissimo!

Avete visto Devilman Crybaby su Netflix?
Come ho già detto in altre occasioni, Go Nagai è uno di quegli autori che non ho mai particolarmente amato , ma Devilman è un'opera iconica e quando ho sentito che Masaaki Yuasa si sarebbe occupato di questa nuova incarnazione animata, beh, l'hype è salito alle stelle. Ebbene, il giorno dell'uscita ho visto tutti e dieci gli episodi di fila, e mi è piaciuto moltissimo. Che splendido adattamento! Una versione moderna che non  snatura minimamente il manga, e che anzi, enfatizza ed attualizza molti temi che nel manga erano solamente accennati. Anche l'animazione - che mescola uno stile moderno e sincopato a quello stilizzato dei mostri di Nagai- l'ho trovata perfetta, e davvero, se non avete visto le altre opere di quel genio di Yuasa (come Kaiba e Tatami Galaxy) non so davvero cosa aspettate. 

Visto che abbiamo tirato in ballo Netflix, mi sembra giusto passare alle serie tv che sto seguendo in questo periodo. Sia chiaro, ce ne sono sempre troppe da vedere (e molte le ho messe pure in pausa in attesa di tempi migliori), ma due o tre riesco a seguirle pure io.
Al momento, quella che mi incuriosisce di più è The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story , di "nostro signore del trash" Ryan Murphy. La prima stagione dedicata al processo di  O.J. Simpson mi aveva molto colpito per la sua sobrietà e accuratezza nei fatti narrati (senza contare  un paio di interpretazioni memorabili). Questa seconda su Versace è altrettanto interessante, anche se i momenti dedicati alla famiglia dello stilista -almeno nei tre episodi che ho visto- li ho trovati un filo kitsch. Grande sorpresa, invece, per l'Andrew Cunanan interpretato da Darren Criss : ruba lo schermo in ogni sua apparizione, e mi sembra chiaro che è lui il protagonista indiscusso della serie. Il terzo episodio in special modo , che si discosta leggermente dai primi due, focalizzandosi su una delle vittime meno conosciute di Cunanan, mi ha molto colpito per la sua asciutta crudezza e per l'interpretazione straordinaria di Judith Light. Insomma, è una serie promettente (piccola curiosità: la sceneggiatura è opera dello scrittore  Tom Rob Smith, già sceneggiatore della miniserie London Spy). 

Un'altra serie uscita recentemente per TNT, e che sto seguendo con grande  curiosità, è The Alienist. Il romanzo di Caleb Carr l'ho letto un'estate di cinque o sei anni fa, e mi piacque moltissimo. Non ricordo tutto alla perfezione, ma rimasi molto colpito dal carisma dei personaggi, e dal fascino dell'ambientazione newyorkese di inizio 900. La serie tv -almeno per i due episodi che ho visto- è estremamente ambiziosa: la ricostruzione degli interni e degli esterni è magistrale, e sia la regia che la fotografia lasciano veramente sbalorditi (alcune scene hanno il nitore di veri e propri dipinti). Il cast, purtroppo, è meno entusiasmante: Daniel Brühl è bravo e convincente nei panni del Dottor Laszlo Kreizler , ma Dakota Fanning è algida e inespressiva e Luke Evans non sempre sembra a suo agio nel personaggio. Insomma, almeno per ora sembra prevalere la forma alla sostanza, ma mi auguro che la situazione migliori via via che entreremo nel vivo della storia.

Qualche giorno fa è approdata su Netflix la prima stagione di Altered Carbon, tratta dai romanzi di Richard K. Morgan (se volete una bella recensione andate QUI. Ho visto solamente tre episodi, e ancora non sono riuscito a farmi un'idea chiara di questa serie. Da una parte ha elementi, per quanto non originalissimi, molto interessanti. Dall'altra ho notato un po' di piattume nei dialoghi, ed anche nella messa in scena (insomma, davvero nel 2018 abbiamo ancora bisogno di mettere gli ologrammi sui palazzi alla Blade Runner? Superiamola questa cosa, vi prego!). L'attore protagonista non mi dispiace (ha una buona presenza scenica, e mi sembra adatto al personaggio), il resto del cast direi che è abbastanza noiosetto (a parte l'adorabile Poe e il buon vecchio James Purefoy, che alla sua seconda apparizione ci regala un nudo integrale in onore dei vecchi tempi della serie tv Roma). Insomma, al momento non mi sta proprio entusiasmando, ma vi terrò aggiornati. 

Vi ricordate la mia maratona di "un film al giorno" di qualche anno fa? Bene, non sono tornato a quei livelli, ma sicuramente, nel mese di Gennaio ho visto parecchie cosine interessanti.
Impossibile parlare di tutto quello che ho visto, ma un po' di menzioni d'onore le devo fare:

On Body and Soul: Film ungherese candidato all'oscar come miglior film straniero. Diretto benissimo, visivamente straordinario, è la storia di due anime gemelle che prima ancora di incontrarsi, si sognano. Il tutto ambientato nell'asettica brutalità di un mattatoio. 

God's own Country: Definito dalla critica come "Yorkshire Brokeback Mountain", è la storia del giovane e ombroso allevatore Johnny Saxby, che in seguito alla malattia del padre si ritrova a farsi carico tutto da solo dell'azienza di famiglia (sacrificando i suoi sogni). Sarà l'arrivo del giovane bracciante rumeno Gheorghe a far breccia nella corazza di solitudine di  Johnny.  Vera sorpresa Queer del 2017, è un film adorabile, pieno di agnellini carini. 

Elle: Non avevo ancora visto questo film di Paul Verhoeven (regista che adoro), ma in molti me l'avevano consigliato, tirando in ballo il mio amore per Brian de Palma e Patricia Highsmith. Beh, mi è piaciuto moltissimo, e Isabelle Huppert è immensa (tanto per cambiare). 

Chiamami col tuo nome : Tratto dal romanzo di André Aciman, parla della breve ma intensa storia d'amore fra il giovane diciassettenne Elio e lo studente universitario Oliver (che collabora ad alcune ricerche con il padre di Elio, che è un professore universitario). Coming of age raffinato e Bertolucciano (passatemi il termine), pur non avendomi coinvolto al 100%, mi è piaciuto. 

The Killing of a Sacred Deer : Un dottore, il figlio di un paziente morto, una famiglia perfetta e una strana maledizione dal sapore biblico... Yorgos Lanthimos si conferma il maestro del disagio e dell'angoscia. 

Three Billboards Outside Ebbing, Missouri: storia di una madre rabbiosa che cerca la verità sull'omicidio della figlia. Un film pieno di personaggi sgradevoli e con un finale tutt'altro che conciliatorio e rassicurante. Devo ancora capire se l'ho amato o odiato, ma la McDormand è tostissima.

Una mujer fantástica (Una donna fantastica):  parla di una giovane donna transessuale che si vede crollare il mondo addosso in seguito alla morte del compagno. Vittima dell' ostilità e delle cattiverie della famiglia di quest'ultimo, soffrirà molto prima di ritrovare un suo equilibrio. L'attrice protagonista (Daniela Vega) è sublime. Candidato come miglior film straniero (Cile) agli Oscar . 



Sul fronte fumetti non ho novità particolarmente rilevanti. Sto continuando a leggere con grande interesse Children of the Whales, e non vedo l'ora che arrivi l'anime su Netflix! 

Alla prossima! 


mercoledì 3 gennaio 2018

Premio "My Cup of Tea 2017"



Anche il non felicissimo (almeno per me) 2017 è passato, ed eccoci quindi arrivati alla quinta edizione del premio "My Cup of Tea", che ormai è diventato uno degli appuntamenti più attesi -e spero graditi- di Gennaio. Questo premio è nato quattro anni fa, con lo scopo di celebrare non l'opera più bella dell'anno di riferimento -sarebbe troppo scontato- ma piuttosto, quella che più vi ha sorpreso, contro ogni aspettativa e pregiudizio .  Per opera intendo qualsiasi cosa: fumetto, serie tv, film, libro, e quant'altro . Ad esempio:  volete dare la tazzina ad un blog? Ad un cosmetico? Ad una ricetta? Potete farlo! E potete fare anche premiazioni multiple, per ogni tipologia (quindi un film, una serie tv e così via). Non ci sono scadenze, cari amici blogger/youtubers/instagrammer ma se partecipate fatemelo sapere. E se non avete voglia di scrivere un post/video sul vostro blog/canale youtube/pagina instagram, assegnate le vostre tazzine nei commenti qui sotto!

Bene. Si comincia!

Libro: Nel 2017 ho comprato un sacco di libri (come al solito), ma ne ho letti pochi e ne ho interrotti tantissimi. Ma ho già parlato del mio blocco, e non voglio tediarvi ulteriormente: dico solo che, nel corso dell'anno , non ho avuto grandi sorprese, ma piuttosto tiepide conferme. Però mi dispiace non assegnare nemmeno una tazzina in questa categoria, quindi ho deciso di darla ad un romanzo di Émile Zola , che ho sempre dato per scontato rientrasse fra le sue opere "minori": Una pagina d'amore. Quanto mi sbagliavo! Il romanzo infatti è bellissimo: una splendida storia di passione, gelosia e morte , che contiene alcune fra le pagine più belle scritte dall'autore (ad un certo punto c'è la descrizione di una festa in maschera per bambini e sembra davvero di stare in mezzo a loro). E' edito dalla casa editrice fiorentina Edizioni Clichy e ve lo consiglio caldamente.

Serie Tv: Ebbene sì, la serie tv del 2017 che si prende la mia tazzina è, di fatto, un documentario in sette parti . Ora, io non impazzisco per i documentari, e soprattutto per quelli dedicati a delitti irrisolti, che solitamente mi mettono una terribile angoscia . Ma la serie The Keepers , prodotta e trasmessa da Netflix mi ha letteralmente rapito! 
La vicenda analizzata è quella dell'omicidio della giovanissima suora e insegnante Catherine "Cathy" Cesnik, nella cattolicissima Baltimora degli anni 70. Delitto che , in seguito ad alcune recenti testimonianze, sembra legato indissolubilmente ad una serie di abusi sessuali perpetrati dal prete Joseph Maskell  nella Seton Keough High School, scuola privata cattolica dove appunto insegnava Sister Cathy. Possibile che la giovane suora (amatissima dalle sue alunne, e spesso loro confidente) sia stata uccisa perché a conoscenza dei terribili abusi che avvenivano alla Keough?  
Nel corso dei sette episodi sono molte le piste esplorate, e moltissimi i sospetti, ed anche se alla fine il mistero sul delitto di Cathy rimane irrisolto , non si può fare a meno di provare ammirazione per quel gruppetto di persone che hanno cercato di far luce su questo omicidio e sugli abusi alla Keough; persone costantemente umiliate dalla fredda indifferenza della polizia, dallo scetticismo della comunità scientifica (per via delle controverse "memorie represse" recuperate anni dopo gli abusi )  e dall' ostinato silenzio dell'Arcidiocesi di Baltimora , che ha sempre negato ogni accusa nei confronti di Maskell, ma chissà poi perché, ha offerto un compenso in denaro a tutte le sue vittime.  
Insomma, una serie controversa che mi ha profondamente colpito.  

Film: Nonostante la lunga lista di film e sequel "importanti" usciti nel 2017 non ho avuto grandissime sorprese sul fronte filmico, e anzi, hanno prevalso le sottili delusioni. Quindi, per poter assegnare una tazzina, devo buttarmi sulla lista dei guilty pleasure un po' tamarri , e quello più sorprendente  dell'anno appena passato è senza dubbio Atomica Bionda, con la mia amata Charlize Theron
Ho sempre avuto un debole per i film con le spie che si menano, e questo non delude: ritmo serratissimo, Berlino fine anni 80, vestiti meravigliosi e un pizzico di lesbo drama. Non sarà un capolavoro, ma ehi! la tazzina se la merita perché mi è piaciuto oltre ogni mia più rosea aspettativa! 

Fumetto: Anche in questo caso, la mia tazzina va ad un genere che non frequento - e non amo- moltissimo, ovvero quello dei memoir a fumetti. Non ho mai provato molta empatia per questo tipo di storie, e autori super osannati come Alison BechdelCraig Thompson (veri e propri maestri del genere) li ho sempre letti con un po' di fatica ed esasperazione. 
Non ricordo cosa mi ha spinto a comprare "My Lesbian Experience with Loneliness": forse il titolo evocativo, o le tre righe di trama lette in giro. Fatto sta che alla fine me lo sono trovato davanti, e l'ho iniziato a leggere con aspettative piuttosto basse (davvero, non avevo idea di cosa aspettarmi, ed è piuttosto strano perché io sono una persona che prima di comprare libri/fumetti si informa tantissimo!). Bene, questo volume ha avuto su di me lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida: è una storia così cruda e senza filtri o pudori! 
In questo memoir a fumetti , Kabi Nagata parla della sua incapacità di inserirsi nella società: dopo il periodo felice delle superiori, si ritrova -in seguito ad una forte depressione- ad abbandonare gli studi universitari e ad adattarsi a vivere come freeter . Perennemente alla ricerca di contatto umano (ma allo stesso tempo completamente chiusa alle altre persone e totalmente priva di amici) , in preda a  depressione, disturbi alimentari e ad un  profondissimo complesso di inferiorità nei confronti dei genitori, la sua vita sembra incastrata in una spirale discendente, fino a quando non capisce una cosa: l'unica cosa che può fare per campare è disegnare manga. E cosa raccontare, se non la sua vita? 
Da quel momento raggiungerà una fragilissima stabilità , che la porteranno ad esplorare se stessa e soprattuttola sua sfera "sessuale", che è rimasta come congelata per 28 anni. 
A fine volume, la sua vita sarà tutt'altro che risolta, ma a breve dovrebbe uscire un altro suo volume (sempre autobiografico) e sono proprio curioso di leggerlo. 


Qui sotto metterò i link a tutte le persone che hanno partecipato alle tazzine!

iononsonoquellaragazza
Aphrodite Urania
Recensioni Yaoi
My Millennium Puzzle
a clacca piace leggere
Hana

Inoltre, nei commenti potete leggere le tazzine di Ayumi e _yue_ !