lunedì 25 marzo 2013

I manga che non leggeremo mai in Italia 16



Titolo: Not Simple di Natsume Ono.

Dati tecnici: volumone unico (conta più di 300 pagine) uscito nel 2007 per Shogakukan, e pubblicato in inglese da Viz. 

Due parole sull'autrice: Natsume Ono è una giovane mangaka amante dell' Italia (dove ha vissuto per qualche tempo) che in pochi anni ha ottenuto un grandissimo successo di pubblico e critica, con ben due opere trasposte in anime (Ristorante Paradiso e Saraya Goyou) ed un largo apprezzamento anche all'estero (i suoi manga sono stati pubblicati con successo in America e in Francia). 
Autrice camaleontica, fin dal suo esordio ha spaziato in più generi: drammatico, storico, slice-of-life, poliziesco... Ha firmato anche alcuni yaoi (ambientati in Italia!) con lo pseudonimo "basso", ed è tutt'ora attivissima sulle più importanti riviste giapponesi.

La Ono in Italia: Da noi è stato pubblicato per J-Pop "La Quinta Camera", storia ambientata in Italia (a Bologna, credo) che ha per protagonisti un gruppo di ragazzi che vivono nello stesso appartamento. Un volume unico delizioso che vi consiglio!


Trama: Il prologo di Not Simple si apre con una ragazzina che progetta la fuga con il fidanzato, ma temendo la reazione del padre (che ha scoperto il suo piano e l'ha minacciata di uccidere il suo moroso) decide di cercare un sostituto dell'amante per ingannare gli scagnozzi del padre che la tengono d'occhio e fuggire poi indisturbata con quello vero.
Davanti ad un fast-food trova un ragazzo mezzo addormentato per strada (un barbone?), quindi coglie l'occasione e lo adesca offrendogli il pranzo.
Il ragazzo viene dall'Australia e si chiama Ian, e dice alla ragazza di non essere un senzatetto, ma che attualmente vive a casa di un suo amico che fa lo scrittore. Dice inoltre di essersi fermato in quel posto perché ha un appuntamento con una donna, incontrata per caso tre anni prima. Anche quella donna l'aveva "adescato" e gli aveva offerto il pranzo, e alla fine dell'incontro si erano promessi di rivedersi tre anni dopo, proprio in quel posto.A questo punto la ragazza ha un' illuminazione: Possibile che sia lui il senzatetto che ha convinto sua zia a non fuggire abbandonando la sua famiglia? Il prologo finisce in modo drammatico e inaspettato (preferisco non spoilerarlo) e dal primo capitolo l'autrice inizia con un lungo flashback che ci mostra la vita dello sfortunato Ian, della sua disastrata famiglia, dell'amatissima sorella e di uno scrittore affascinato da lui e dalla sua storia.

Perché piace a Yue: Non lo so. Lo devo ancora capire, e forse non lo capirò mai.
E' una storia triste, tanto triste. Eppure la Ono non indulge mai nel dramma, anzi. Il suo è un tocco totalmente asettico, quasi cinico ... Cosa che mi ha stupito non poco. 
Il puro di cuore Ian, totalmente martirizzato dalla vita, mi ha ricordato un po' l'idiota Myskin del libro di Dostoevskij. Ed è impossibile non pregare per la sua felicità, fin dalle prime pagine. Persino nei capitoli successivi, quando l'epilogo della storia è già noto non si può fare a meno di pensare: ma avrà un po' di pace alla fine? Ribadisco: è un volume strano, e destabilizzante. E adesso che l'ho letto ne sono quasi geloso, e  mi sento restio a consigliarlo a cuor leggero.
A voler essere oggettivi potrei dirvi che è scritto e strutturato bene, con personaggi ben caratterizzati ed uno stile grafico interessantissimo (è quello "più stilizzato" che ha usato anche ne La Quinta Camera), ma è  davvero impossibile farsi un' idea dei manga della Ono senza leggerli. 

Un' ultima cosa: Non so bene perché, ma durante la lettura ho pensato più volte: questa storia sarebbe perfetta per un film di Gus Van Sant.  Se amate questo regista, forse capirete quello che voglio dire.

5 commenti:

  1. Mi piacciono le storie tristi.. anche se non è bello pensare che sia così.. :s

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  2. natsume ono mi piace, mi segno il titolo!

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  3. vorrei leggerlo da un po'! di lei ho adorato la quinta camera. non dirmi che ti ha fatto venire in mente "Elephant" di Gus Van Sant....

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    1. Con Elephant ha poco a che spartire, tranne forse per un certo distacco nel narrare la vicenda. Mi riferivo più che altro ai primi film del regista, come "My Own Private Idaho". Questi personaggi abbandonati un po' a se stessi, in perenne viaggio e alla ricerca di qualcosa.

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  4. Anche a me come Nyu ogni tanto piace leggere qualche storia triste. In fondo tutto questo happy ending a cui ci abitua il cinema americano è anche fuorviante ^^

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