mercoledì 23 agosto 2023

Moto Hagio e la decostruzione del femminile

 


In "The Left Hand of Darkness" di Ursula Le Guin, il protagonista si trova sul pianeta Gethen, i cui abitanti sono completamente androgini, o meglio di un genere neutro: solo per un breve periodo di tempo -il periodo fecondo- assumono le caratteristiche di un sesso o dell'altro, ma è una scelta del tutto volontaria, che avviene fra i due partner. 

Questa dinamica riguardo l'identità di genere dei Getheniani mi colpí molto durante la prima lettura, e forse ha colpito anche Moto Hagio.

In Siamo in 11!, uscito nel 1975, uno degli undici esaminandi alla deriva nello spazio è Frol, proveniente dal pianeta Vene. Pur proclamandosi uomo, Frol è in realtà un ermafrodita in attesa di andare incontro alla "seconda crescita", dove grazie all'assunzione di un ormone specifico si può scegliere di quale sesso diventare (lasciando fare alla natura, la scelta è casuale). Hagio gioca un po' con questo personaggio, che pur innamorandosi del protagonista e dichiarando di essere disposto a diventare donna per lui, continua a comportarsi da maschiaccio per tutto il volume. Ma in realtà, anche se non in modo particolarmente approfondito, usa Frol anche e soprattutto per fare una riflessione sui ruoli di genere nella cultura e la società dei vari pianeti : Frol infatti, inizialmente non accetta l'idea di poter diventare donna, perché il suo triste destino sarebbe quello di sposarsi ad un nobile  molto più vecchio, finendo messo in disparte come le sue sorelle. 


Nel 1979 esce "Star Red", ed ancora una volta Hagio sovverte i ruoli di genere e biologici : è Yodaka, marziano biologicamente uomo che vive sulla terra a recuperare, grazie ai suoi poteri, l'anima alla deriva della protagonista Sei : per poter farla rinascere, modifica il suo corpo diventando donna, accettando in grembo l'anima della ragazza e diventando così la genitrice di una nuova stirpe di marziani "terrestri" . 


Questa sorta di "decostruzione" del ruolo della madre (e del femminile) avviene anche nel volume di racconti (ambientati nello stesso universo) A-A', uscito nel 1981. Nella terza storia X+Y abbiamo un altro personaggio (Tacto) che pur identificandosi come uomo ha il doppio cromosoma X, e nei primi anni di vita è passato alternativamente  da un sesso all'altro. Questa sua particolarità deriva dalla storia dei genitori, ed anche in questo caso c'è un trauma legato alla figura della madre (altrimenti non sarebbe la Hagio!). La madre di Tacto, infatti, era uno scienziato uomo, che ha testato su di sé un farmaco in grado di cambiare il genere sessuale. Una volta diventato donna, concepisce Tacto con il collega di studi, scegliendo di rimanere definitivamente in quella condizione. Dopo la nascita del bambino, però, il farmaco cessa di avere effetto sul suo corpo, portando la madre di Tacto alla follia e al suicidio (tutto perché il padre non riesce a continuare ad amare la donna che lentamente stava tornando  ad essere un uomo). Tacto verrà a patti solamente grazie a Mori, che lo amerà a prescindere dal suo genere. 


Nel 1985 esce Marginal, opera che forse tira le fila di tutto questo discorso, andando a mostrarci un mondo in cui il genere femminile è praticamente scomparso, e la riproduzione avviene esclusivamente per via artificiale (sotto lo spauracchio della Mother, che altri non è che un patetico fantoccio con l'unico scopo di rappresentare "il femminile", che ormai è diventato una sorta di venerato lascito dei tempi passati, totalmente slegato dalla vita di tutti i giorni). 

È sempre difficile star dietro alla biologia creata dalla Hagio, ma anche in quest'opera il protagonista ha elementi sia maschili che femminili, e questa dualità sarà la chiave di volta della storia : sarà l'elemento che, forse, guarirà il mondo di Marginal. 


Sicuramente, l'approccio di Hagio a tematiche come l'identità di genere è ancora piuttosto naif rispetto alla sensibilità moderna con cui oggi viene affrontato, eppure riecheggia chiaramente nelle sue storie, e fa riflettere. I suoi personaggi, anche quando non biologicamente ermafroditi, sono molto spesso androgini e in particolar modo, è curioso vedere, come di opera in opera, il "femminile" sia percepito molto più spesso come una maledizione (perché alle donne non viene mai concesso tutto come agli uomini) che come una benedizione. Sarà mica che la Hagio odia le donne? Secondo me no, e anzi, nelle opere sopracitate sembra quasi liberarle da fardelli tipicamente femminili come quello del parto e della crescita dei figli (dando anche agli uomini la possibilità di procreare) andando così  a destabilizzare tutti i costrutti che ruotano attorno al maschile e al femminile. Ecco, i ruoli di genere sì. Quelli deve odiarli tantissimo. Voi che ne pensate? 

 





domenica 13 agosto 2023

We need to talk about Akimi Yoshida




Oggi è il compleanno di Akimi Yoshida [1], mangaka che amo moltissimo e creatrice del personaggio il cui nome indosso. Questo non sarà un post divulgativo sulla sua lunga e fortunata carriera, ma piuttosto sul mio rapporto - come lettore - con le sue opere, e come per certi versi, abbia fatto da pietra miliare per la mia percezione dello shoujo manga. 

Il first contact è avvenuto parecchi anni fa, nella fumetteria della mia città. Ai tempi, si trovava in un locale molto grande, con un eccedenza ridicola di stanze, e in una di essa c'era uno scaffale polveroso con dei volumetti originali giapponesi : quello con la copertina tutta gialla mi colpi immediatamente, ma che disegni bruttarelli! Eppure in qualche modo mi attiravano, anche se non sapevo dire bene perché. Avevo già sentito parlare di Banana Fish? Probabilmente sì, perché il titolo non mi era completamente nuovo. Ma dove? Adesso non ricordo, ma forse sullo shoujo manga outline, o in qualche rivista dei tempi (Kappa Magazine? Lodoss?). Ma fu solo anni dopo, all'annuncio della pubblicazione italiana che cominciai ad interessarmi veramente a questo titolo, scoprendo che era disegnato da una donna e che aveva un target shoujo. Ai tempi, la mia ignoranza sui vari target e le riviste giapponesi era abissale, ma qualche shoujo era già stato pubblicato (come Marmelade Boy e il mio amato Cortili del Cuore) e pur vergognandomi un po', li apprezzavo e mi incuriosivano - perché ero giovane e pieno di pregiudizi, ma non del tutto stupido-.

Certo, la trama presentata dalla casa editrice, che sbandierava l' omosessualità di Ash, era decisamente becera e fuorviante (e immagino repellente per i potenziali lettori maschi, che già si vergognavano a leggere gli shoujo manga), ma di certo non mi ha fermato dal leggerlo... E che viaggio è stato!

Non starò a ripetere per la millesima volta quanto mi sia piaciuto, ma posso tranquillamente dire che, riletto vent'anni dopo, l'amore è rimasto quasi  immutato.

Dico "quasi" perché in vent'anni i gusti cambiano, e adesso l'assenza di personaggi femminili importanti sia in Banana Fish che in Yasha mi destabilizza un po'. Come mi destabilizza il ritmo sincopato della narrazione, dove non c'è davvero mai un momento di pace. Ma ai tempi, l'idea di avere uno shoujo così action e crudo (e così lontano dai turbamenti sentimentali ad ambientazione scolastica che rappresentavano il mio unico metro di paragone) mi sconvolse completamente. Anche il finale mi ha sconvolto, ma questa è un altra storia (per la cronaca : no, quel finale non riuscirò mai a metabolizzarlo).

Grazie alle scan dello Shoujo Manga Outline (sito e forum del cuore, dove però ho dato il peggio di me) ho potuto leggere anche Kissho Tennyo, opera antecedente a Banana Fish : la storia di una ragazza bellissima e tormentata, che sembra ammantata da poteri quasi demoniaci. Un thriller ammaliante e controverso, che mi ha davvero lasciato una profonda impressione (anche graficamente, perché è disegnato benissimo) e che spero venga edito in italiano, prima o poi.

Yasha (anche questo letto in scan, molto prima del miracoloso annuncio della pubblicazione by Panini) è un'opera per certi versi speculare a  Banana Fish, sia come cast quasi tutto maschile che come ritmo, ma allo stesso tempo molto più ambiziosa e ancorata alla fantascienza di fine anni 90 (e al feticismo per i gemelli, che andava molto in quel periodo). Ma ne ho parlato nel post precedente, quindi non mi dilungherò.

Con i due volumi del complesso intreccio amoroso di Lover's Kiss Akimi Yoshida arriva finalmente  a Kamakura, che diventa un po' il palcoscenico delle sue opere della maturità, e in particolare dello splendido Our Little Sister (Umimachi Diary).

Finalmente, l'autrice  abbandona i "superuomini" braccati da oscuri personaggi e torna a parlare di sentimenti e della vita di tutti i giorni. In lei nasce come una nuova consapevolezza : che la vita è breve e spesso funestata da malattie e ingiustizie che la rendono incredibilmente difficile. E che l'unico conforto è il rispetto e l'amore verso le persone che ci circondano, che siano familiari o meno. La storia del grazioso gineceo formato dalle sorelle Koda e dalla piccola sorella acquisita Suzu non fa sconti sugli aspetti più duri della vita di tutti i giorni :si parla spesso di malattia, di morte, di situazioni familiari tutt'altro che rassicuranti e di scelte difficili . Ma allo stesso tempo rassicura il lettore mostrando che l'affetto e le piccole gioie quotidiane sono un balsamo che cura praticamente tutto. 

Sono convinto che quest'opera, che forse è la sua più bella, ha venduto pochissimo , e di conseguenza, dubito che leggeremo il seguito Utagawa Hyakkei (che non è proprio un seguito ma è comunque legato a Umimachi dalla parentela di alcuni personaggi). 

Sono ancora molte le opere di questa autrice che devo ancora leggere : California Story, Eve no nemuri ed altri volumi unici degli esordi. Conto di farlo al più presto, e chissà, magari ne parlerò qui sul blog. Intanto, Buon Compleanno Akimi Yoshida! Sei e rimarrai sempre una mangaka unica, nonché la prima ad avermi fatto capire che il concetto di "target", spesso lascia il tempo che trova e genera più pregiudizi che altro. 


NOTE:

[1] Ho scritto questo post il 12 Agosto, giorno del suo compleanno, ma l'ho pubblicato il giorno dopo. 





venerdì 11 agosto 2023

I manga che non leggeremo mai in Italia 39 : Lover's Kiss di Akimi Yoshida



Kamakura, metà degli anni 90.

Rikako Kawana è una "party girl" di buona famiglia e di bell'aspetto, che frequenta le superiori. Vive con i genitori e la sorella minore Eriko, con la quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale. 

Una mattina, in spiaggia, Rikako rimane incantata nel vedere un ragazzo fare surf, e con sua grande sorpresa scopre che si tratta di Tomoaki Fuji, un playboy dalla cattiva fama che frequenta la sua stessa scuola. Attirata dalle storie che circolano su di lui, decide di frequentarlo, ignorando i continui avvertimenti della sua migliore amica Miki Ozaki e suscitando il disprezzo di Eriko. 

I due iniziano subito con il piede sbagliato ma, quasi per sfida, finiscono a letto insieme, in uno squallido love hotel. Ma quello che è iniziato come una specie di gioco crudele, comincia ad avere degli strascichi e lentamente i due finiscono per conoscersi meglio e innamorarsi. 

Potrà un amore nato quasi per gioco superare i traumi del passato e i progetti del futuro? 

Un altro paio di occhi e sempre posato su Tomoaki Fuji : sto parlando di Takao Sagisawa, un'altro studente che conosce il ragazzo da prima che diventasse il "Bad boy" della  North Kamakura High. Sagisawa è un pianista promettente, e fa da accompagnatore nel Club del coro. Sempre in compagnia del premuroso Asushi Ogata (uno spilungone che viene da Osaka), lentamente, e con suo grande sgomento, si rende conto di essere sempre stato innamorato di Fuji, con il quale continua ad avere un buon rapporto di amicizia (essendo uno dei pochi a non avere pregiudizi su di lui). Sagisawa sa che il suo amore è impossibile, ma proprio quando sta quasi per rivelare i suoi sentimenti a Fuji ecco che Ogata rovina tutto, uscendosene fuori con una dichiarazione ancora più inaspettata! 

Intanto Eriko continua a disprezzare la sorella Rikako, con la quale ha sempre avuto un rapporto fatto di gelosia, competizione e incomunicabilità. In particolar modo, Eriko soffre per Miki, la migliore amica di Rikako : Eriko, infatti, ha capito benissimo che Miki prova qualcosa di più di un semplice amicizia per sua sorella, e questa cosa la ferisce moltissimo, perché lei stessa ha sempre avuto un debole per Miki. Grande amica e confidente di Ogata, anche Eriko è pronta 

a fare di tutto per la persona amata. 


Come andrà a finire questo variegato intreccio di amori? 


Akimi Yoshida suddivide la storia in tre parti: Boy meets Girl, Boy meets Boy e Girl meets Girl, e come in un complesso puzzle, mostrando le stesse scene da diversi punti di vista, va ad arricchire e svelare il background dei vari personaggi, rendendoli sempre più credibili e umani. In quest'opera il suo stile narrativo è sempre asciutto e senza inutili fronzoli, ma allo stesso tempo, in molte scene, si fa più  poetico e delicato, diventato  più simile a quello di Our Little Sister che a quello di Banana Fish.

 

La storia si legge che è un piacere, e i personaggi (sebbene non sempre amabili) catturano immediatamente l'attenzione del lettore, tanto che non si fa minimamente fatica a passar sopra ad un "poligono amoroso" così complicato. 


Piccola curiosità : In Our Little Sister (anch'esso ambientato a Kamakura), la Yoshida usa delle versioni moderne e leggermente diverse di personaggi e luoghi già apparsi in Lovers Kiss. Ne è un esempio il surfista delle superiori  Tomoaki Fuji che appare nel primo e secondo volume e che ha una relazione con una delle sorelle. E appaiono anche il Dolphin, il negozio di articoli marini a Inamuragasaki, ed il negozio di liquori della allegra famiglia Ozaki (in Lover's Kiss c'è addirittura un cameo di Futa, protagonista di Our Little Sister). Insomma, sono due opere intimamente legate, non solo per l'ambientazione.


Non penso verrà mai pubblicata in italiano, ma la potete leggere con la traduzione amatoriale in inglese by Megchan Scanlation. 

Yasha di Akimi Yoshida



Sei Arisue è un piccolo genio che vive a Okinawa con la madre Hisako. Nonostante le sue doti speciali, che lo portano a dover fare degli esami a Tokyo ogni sei mesi, la sua infanzia scorre come quella di un ragazzo normalissimo,  passando le giornate in compagnia del suo migliore amico Toichi e degli abitanti dell'isoletta in cui vive. 

Ma una notte d'estate il passato si ripresenta davanti ad Hisako sotto le sembianze di Amamiya, uno scienziato che sembra avere a che fare con la vecchia vita della donna e la misteriosa nascita di Sei. In quella notte tutto cambia, e Sei si ritrova praticamente prigioniero nella gabbia dorata della Neo Genesis, una ditta farmaceutica presso la quale diventerà un talentuoso virologo.

Sei anni dopo quella notte fatidica, a Sei si presenta l'occasione per tornare a Tokyo, per studiare il caso di un misterioso virus che ha colpito dei senzatetto. I vertici della Neo Genesis non sono entusiasti di lasciarlo andare, ma grazie all'aiuto di uno dei fondatori (nonché mentore del protagonista), riesce a raggiungere il suolo nipponico. Qui ritroverà Toichi ed altre persone care della sua infanzia, ma la sua fama di geniale dottore lo rendono un'allettante bersaglio per tutte le spie industriali mandate dalle rivali della Neo Genesis. E non solo, con sua grande sorpresa scoprirà di avere anche un gemello identico : il losco e affascinante Rin, che subito si dimostra felicissimo per il ricongiungimento dei due.


Come sapete, Banana Fish ha rappresentato per me un "punto di svolta" come lettore : mi ha insegnato che gli shoujo manga potevano parlare anche di altre cose oltre ai sentimenti di studentesse che si innamorano fra i banchi di scuola. Mi ha insegnato che potevano essere controversi, violenti, affrontare dilemmi morali ed avere il ritmo di un film d'azione.


Lo ammetto : Il finale di Banana Fish mi ha lasciato orfano, ma non per molto, perché a colmare il vuoto è arrivato Yasha.  È stata la prima serie che ho acquistato in lingua originale ed anche se potevo limitarmi solo a vedere le figure ho subito capito che la stoffa era quella di Banana Fish, e che la grandissima Akimi Yoshida non aveva perso il suo smalto.

L'effettiva lettura in una lingua a me comprensibile ha confermato definitivamente che, sì, Yasha è un manga splendido ed avvincente che mescola l'azione e la fantascienza al folklore di Okinawa e che fa dell'intricata trama dei rapporti fra i vari personaggi il suo vero punto forte. Anche in quest'opera (come accadeva in Banana Fish) il cast è quasi esclusivamente maschile e per quanto ci si giri intorno, il rapporto fra i gemelli  Sei e Rin fa da innegabile motore all'intera storia. Due esseri quasi divini, identici eppure diversissimi, che si intersecano e coesistono specularmente come lo Ying e lo Yang. Non voglio svelare troppo, ma anche qui i traumi non saranno pochi, vi avverto.


L'edizione italiana è nella media : la carta giallina non mi dispiace, ed il formato più grande giova molto ai disegni della Yoshida. Sedici euro non sono pochi, ma teniamo conto che stiamo parliamo di un volume che raccoglie i due tankobon originali.


Questo primo volume è abbastanza introduttivo, è vero, ma sentirete una scintilla non appena arriva Rin. Vi prometto che sarà uno spedido viaggio. Fidatevi! 



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