mercoledì 21 agosto 2013

Estate, tempo di classici.



L'estate, per me, è tempo di "classici", e quest'anno è toccato a Charles Dickens e al suo Una storia tra due città. Il mio rapporto con questo autore è molto particolare: ho amato alla follia alcune sue opere (Grandi Speranze, La piccola Dorrit, Martin Chuzzlewit, Il nostro comune amico) mentre altre mi hanno lasciato piuttosto freddino (Oliver Twist, La bottega dell'antiquario, Il circolo Pickwick). Però nel complesso è un autore che leggo sempre volentieri, quindi mi sono approcciato a questo libro con tutte le buone intenzioni. Questa è la trama fornita dalla casa editrice (la mia edizione preferita è quella della Mondadori):

Una storia tra due città uscì dapprima a puntate, quindi in volume, nel 1859. Si tratta di un romanzo storico ambientato tra Parigi e Londra nei burrascosi anni che precedettero e seguirono la Rivoluzione francese. Tra le molteplici vicende umane che si intrecciano in queste pagine spiccano quelle di Lucie Manette, donna insieme dolce e coraggiosa, figlia di un uomo ingiustamente detenuto nella Bastiglia e da lei inizialmente creduto morto; di Charles Darnay, aristocratico francese espatriato in Inghilterra, indiscriminatamente accusato durante il Terrore; e infine dell'avvocato Sydney Carton, dall' ambiguo passato, cui viene offerto un inconsueto destino. Con uno scritto di Stefan Zweig.

Nel complesso mi è piaciuto, ma diciamo che si colloca in una specie di limbo fra i due gruppi di cui sopra.  La forma -piuttosto ingombrante per i tempi-  del "romanzo storico" soffoca un po' il grande estro narrativo dell'autore:  i personaggi del libro non sono molto approfonditi, e restano quasi in secondo piano, come dei semplici orpelli alla storia (anzi, la grande storia) della rivoluzione francese. E questa cosa mi ha un po' sorpreso, perché di solito nei suoi libri accade l'esatto contrario, dove la storia è totalmente alla mercé di personaggi molto ben definiti e caratteristici (per non dire bizzarri).

Gli unici personaggi, se vogliamo, indimenticabili sono l'avvocato sulla via della perdizione Sydney Carton e la sanguinaria Madame DeFarge. Personaggi incredibilmente melodrammatici (si sente molto la mancanza del consueto umorismo dell'autore) ma che restano vivi nella memoria e rubano la scena nelle poche pagine in cui compaiono.

In conclusione, Dickens stavolta si limita a fare da regista, ed a mostrare/narrare con grandissima efficacia la nascita ed il germogliare del malcontento delle masse, fino all'esplosione del vero e proprio terrore. L'incipit del romanzo è straordinario, e l'autore è ancor più abile del solito nel ricreare l'ambiente, ma ahimè, soccombe e diventa sbiadito quando si dedica al singolo personaggio. Peccato, perché secondo me, nella forma concentrata (quest'opera veniva pubblicata settimanalmente in capitoli più corti del solito) Dickens è ancora più incisivo (vedi Grandi Speranze).

E voi? Avete mai letto niente di Charles Dickens? Lo amate? Lo trovate noioso e pesante e melodrammatico? Lo detestate? E' roba troppo vecchia per i vostri gusti?




10 commenti:

  1. A dire il vero DIckens è uno degli autori che da grande passione adolescenziale si è trasformato pian piano in un "vorrei leggerlo ma ho poco tempo e voglia"; a 16- 17 anni, età di grandissime letture spensierate, mi lessi d'un fiato Oliver Twist, David Copperfield (il mio preferito) Il circolo Pickwick e La bottega dell'antiquario, tutte opere del primo periodo dell'autore; poi però quando è stato il momento di approfondire, sono passato ad altri autori e in questi ultimi 12-13 anni ho letto solo Casa desolata, col rimpianto fisso di non iniziare un altro suo romanzo, e ce ne sarebbero di appetibilissimi ( DOmbey e figlio e il nostro comune amico su tutti) che aspettano da anni sullo scaffale. COmunque credo che sia un grandissimo autore, ma anche un autore impegnativo, nel senso che le sue storie dense e piene di personaggi devono essere lette con calma e tranquillità, non è certo una lettura da treno.

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    1. Secondo me dipende molto dalla voglia e poco dal tempo. Io in questa estate ho avuto pochissimo tempo , ma un ritaglino per leggere prima di andare a dormire, o sul cesso -scusate la volgarità- o mentre aspettavo che la pasta fosse cotta a puntino l'ho trovato.
      I romanzi di Dickens -forse per la mole di pagine- hanno la brutta fama di mattoni impegnativi, ma più invecchio e più devo dire che invece li trovo scorrevolissimi.
      Certo, richiedono un pochino di dedizione e costanza... E' un po' come seguire una serie TV ^_^

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    2. E comunque Omar, lascia stare Dickens che ci devi recensire tanti bei gialli!

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  2. Roba troppo vecchia?
    ... io mi sto rileggendo per la trentesima volta le tragedie di Sofocle :)
    Esattamente ieri in libreria mi sono comprato i "Storia Vera - Dialoghi dei Morti" di Luciano di Samosata e l'ennesima edizione delle "Metamorfosi" di Ovidio...
    ...ehm, ok, mi sono anche comprato un volumone di millemila pagine "Il Teatro Greco - Tragedie" in un solo volume (edizione economicissima! Euro 15,90, cartonato, Bur)

    Quindi per me Dickens è un autore "abbastanza recente" :-)))
    Di suo però, ignorantissimo qual sono, ho letto soltanto "David Copperfield", "Il Circolo Pickwick" e "Oliver Twist", ma ho tutta l'intenzione di recuperare altro, dato che le tre opere sopra citate mi sono piaciute molto.
    Non mi hanno annoiato, né le ho trovate pesanti, anzi direi che sono entrato abbastanza facilmente in sintonia con lo stile dell'autore.
    Pensare che lessi "David Copperfield" per curiosità, visto che da adolescente adoravo la band degli Uriah Heep e una volta saputo da dove avevano preso il nome mi venne la curiosità!^^
    Comunque: l'autore mi piace, ho intenzione di leggere parecchie altre sue opere.
    ciao!

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    1. Adoro quei volumoni della Bur! Mi ricordano la mia adolescenza, quando -onnivoro di libri- mi gettavo famelico sulle loro edizioni economicissime!
      Luciano di Samosata mi incuriosisce parecchio! *prende appunti*

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  3. La storia vera di Luciano di Samosata è uno dei libri più folle e geniali che si possano leggere; anticipa di duemila anni Verne e Wells, ed è molto divertente ... oddio, per quell che ricordo, l'ho letto talmente tanto tempo fa che credo di avere una dedica autografa dell'autore :D

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  4. Di Dickens ho letto 'Oliver Twist' per la scuola e le sue atmosfere soffocate dai fumi del carbone e dalla lordura cittadina e morale a me piacciono non poco! Ho in libreria anche 'Il circolo Pickwick' e 'La bottega dell'antiquario', al momento giusto comincerò a leggerli! :D

    Per quanto riguarda il classici, invece, io sto seguendo il professor Aronnax in 'Ventimila leghe sotto i mari'!
    All'inizio è lentissimo e iperdescrittivo, fin troppo, ma circa a metà ci sono momenti in cui Verne si scioglie ed escono fuori immagini veramente poetiche; lo conoscevo già da 'Il Giro del mondo in 80 giorni', ma quello è stato molto più facile da approcciare!

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    1. Verne è una mia grave mancanza, alla quale spero di rimediare al più presto (e ho già deciso con quale romanzo iniziare: Il castello dei Carpazi!).

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  5. Dickens è una delle mie (innumerevoli) lacune gravissime... .
    Non ho mai letto nulla di suo, se non "Un canto di Natale" quando ero bambina (ma è praticamente un must, quindi non conta!)
    Ogni volta che lo sento nominare mi riprometto che devo spicciarmi a recuperare qualcosa però poi boh, lo lascio sempre nella pila del "Vorrei e dovrei, invece continuo a procrastrinare".
    E non nego che potrei ancora essere inconsciamente condizionata da tutti quelli che mi avevano scoraggiato a leggere Dickens perchè ostico e noioso... non so... un po' lo temo, ecco.

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    1. Va "testato" di persona, non c'è niente da fare. Io ho smesso di fidarmi del giudizio degli altri (per quanto riguarda i classici) con Thomas Hardy: in molti me l'avevano descritto come uno scrittore pesantissimo, insopportabile e noioso. Ed in effetti le trame dei suoi libri mi ispiravano ben poco. E invece ho provato a leggere "La brughiera" e l'ho amato alla follia!
      L'unico consiglio che posso darti su Dickens (se mai deciderai di leggere qualcosa di suo) è di scegliere una traduzione recente, perché leggerlo con una traduzione ampollosa del 1935 è letale.

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